La storia di Alberobello
Le origini di Alberobello sono legate ad un Diploma di donazione e ad una antica pergamena. Il Diploma di Donazione è quello di Roberto Decerano al Vescovo di Monopoli; la pergamena del 1272 è quella ritrovata dallo storico Domenico Morea nell' Abazia di San Benedetto in Conversano. In entrambi i documenti si parla di un'area boscosa denominata « Sylva aut nemur arboris belli » (Selva o bosco dell'albero della guerra).
Per tutto il Medioevo la Selva fu controllata dal Comune di Martina Franca. Nel 1481 il re di Napoli, Ferdinando d'Aragona, per ricompensare il casato degli Acquaviva di Conversano delle sofferenze causate dalla guerra contro i turchi, diede il ruolo di feudatario della Selva ad Andrea Matteo Acquaviva, Conte di Conversano. Furono proprio i Conti di Conversano a condurre nella zona un buon numero di contadini, i quali ricevettero la facoltà di costruire delle abitazioni, purchè fedeli alla cosiddetta « PRAMMATICA », non utilizzassero alcun tipo di calce per la costruzione.
Con questo espediente i Conti avrebbero potuto espellere in qualsiasi momento il contadino, abbattendone l'abitazione. Ben presto il primo nucleo di famiglie, sentì l'esigenza di una piccola chiesa; nacque così nel 1609 la prima Cappella del Santuario di Alberobello.
Pur essendo un uomo particolarmente gretto e malvagio, è al Conte Gian Girolamo II Acquaviva detto il "Guercio di Puglia" che si deve un forte incremento del numero di coloni oltre che del numero di "casedde". Nel 1635 inoltre, dotò la selva di un forno, di un molino di una beccheria e di una locanda. Il Conte eresse una villa con una camera comunicante con la chiesa dei SS. Medici Cosma e Damiano di cui era tanto devoto da dar nome Cosmo al primo figlio.
Nel 1644 il Duca di Martina Franca, infastidito dalla crescita del vicino villaggio, accusò il Conte di Conversano di violazione della "PRAMMATICA", poiché aveva lasciato prosperare il villaggio senza l'autorizzazione del Re.
Prevedendo l'arrivo del Regio Ispettore, il Conte decise di abbattere nell'arco di una notte le casedde del villaggio, disperdono le pietre e allontanando gli abitanti. L'Ispettore non si rese conto di essere stato raggirato, e appena si allontanò dalla selva, gli abitanti ricostruirono le loro abitazioni, rigorosamente senza utilizzare la calce.
A causa delle sue malefatte nel 1648, il Conte fu condotto prigioniero a Madrid durante il regno di Filippo IV. Fu liberato solo nel 1655 e morì il 14 marzo dello stesso anno. In quell'anno morì anche il figlio Cosmo, per mano del duca di Martina Franca, Petrarcone V.
Gli anni successivi videro crescere il villaggio della Selva, ma le condizioni di vita degli abitanti rimasero immutate. Essi godevano di particolari immunità ma pativano la mancanza di leggi stabili che potessero proteggerli dalle angherie del Conte che esercitava di fatto il potere assoluto nella Selva.
Nel 1797 il re di Napoli, Ferdinando IV, raggiunse la Puglia in occasione delle nozze di suo figlio Francesco I, Duca di Calabria. In gran segreto il re incontrò sette abitanti della Selva che chiedevano una grazia speciale per tremila e cinquecento sudditi, sottoposti ai voleri di un signore, senza alcuna legge che li tutelasse. Il re accolse la supplica dei selvesi e firmò un Regio Decreto con il quale elevava il villaggio al rango di Città Regia. Il decreto pose fine a tutte le angherie e i soprusi cui venivano sottoposti gli abitanti del villaggio.
Immensa fu la felicità degli abitanti, tanto che in un primo momento proposero di chiamare la nuova città "Ferdinandina", per riconoscenza al Re Ferdinando. Infine però si decise che la nuova cittadina venisse chiamata Alberobello in ricordo dell'antica definizione "Sylva aut nemus arboris belli".
Al momento della composizione dello stemma comunale, furono inserite una quercia secolare (tipica della Selva), sotto la quale si danno battaglia un cavaliere in armatura con una lancia, ed un leone rampante. Il cavaliere ed il leone rappresentano l'uno la Libertà, la'altro la Feudalità. In cima alla composizione sono state inserite due colombe a simboleggiare Pace e Amore.I Trulli
Ma che origine ha il termine "trullo"? Probabilmente deriva dal termine latino turris, trulla, o forse dal greco tholos, o addirittura dal greco bizantino torullosa. Tutti i termini significano "Cupola", tipico edificio primitivo, riconoscibile dall'esterno da un cilindro sormontato da un cono.I trulli vengono costruiti completamente in pietra, senza che venga utilizzato alcun altro materiale come ad esempio malta o legname: si tratta di fatto di un'ingegnosa soluzione ad un complesso problema di statica.Il progetto di un trullo, prevede la presenza di nicchie nello spessore delle mura. Tali nicchie fungono da armadi con tanto di ripiani o addirittura da posti letto. Solitamente la pianta del trullo è quadrangolare, ma sovente nei trulli cittadini può essere a base rettangolare. Il tetto e il pavimento vengono ricoperti dalle stesse pietre, spesse 7 cm dette "chiancarelle". All'interno del trullo vengono poi realizzati degli archi a tutto sesto.All'esterno del trullo sono diversi i simboli disegnati a calce sulle "chianche", sia di origine cristiana che pagana. Nel tempo però questi simboli sono quasi del tutto scomparsi e hanno perso il loro valore e significato.
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